40° PINGUINOS 1982-2022 – by Orsetto

Eccoci qui a recensire, anzi per meglio dire, a cercare di raccontare il ricordo e le emozioni che abbiamo provato al nostro Pinguinos. Cosa di certo non facile perché un conto è viverle certe cose, un altro è metterle per iscritto e trasmetterle a chi legge. 

L’idea di partire per il Pinguinos, fondamentalmente non è stata maturata di punto in bianco, in realtà credo che sia nata dai racconti di chi ci era già stato; come Vice Gianni alla sua quarta volta, ed il Presidente Max alla sua seconda, come Scricciolo ed il Segretario Faina che ci erano stati pochi anni fa, ecco loro sono riusciti a trasmettere le proprie emozioni, incuriosendo noi “novellini” che un viaggio del genere non lo avevamo mai fatto, così tra un racconto e l’altro, tra un aneddoto di viaggio e l’altro, ci siamo ritrovati che il Faina stava prenotando i biglietti della nave per Barcellona. 

Il Pinguinos, come molti di voi sapranno certamente (se no che motociclisti siete) è uno dei più famosi ed immensi motoraduni invernali che si tengono in Europa, quest’anno (come lo scrivente ahimè) è arrivato al suo 40° anno, durante una pandemia mondiale. I timori prima della partenza erano molti, fino all’ultimo minuto a sperare che non lo annullassero e, soprattutto, a sperare che nessuno di noi si beccasse il virus prima della partenza. Alla fine, mercoledì 12 gennaio 2022, tutti con il culo stretto, abbiamo fatto il tampone, tutti negativi, si parte!! Ovviamente appuntamento all’officina Vittorini, saluti e baci a chi è venuto a vedere questi poveri scemi che in pieno inverno partono in moto per la Spagna ed anche chi, purtroppo, non è potuto partire con noi, ma sarebbe venuto volentieri e ci avrebbe fatto immenso piacere avere con noi (vero Compà?).

Saliamo sulle moto, stracariche di tutto, forse anche troppo: borse rigide, borse morbide, borse stagne, tende sacchi a pelo, viveri di primissima necessità quali grappa e rum, anche un trolley caricato su una moto, ma su questo stendiamo un velo pietoso. Ci dirigiamo al Porto di Civitavecchia per imbarcarci sul traghetto diretto a Barcellona. Saliti a bordo della nave, dopo aver mangiato le fettine panate portate da Flavio degli OTR di Civitavecchia, ci mettiamo sul ponte scoperto, dove ci scoliamo prima ancora che la nave molli gli ormeggi, una boccia di grappa barricata, una di rum ed un numero imprecisato di birre. La serata della partenza passa in allegria, con Zi ‘Ntonio che, complice la grappa, ci allieta con storie e racconti di vita vissuta, che preferisco non riportare. Ad un certo punto si approccia a noi, un tizio con forte accento romagnolo, ed una faccia da scappato di galera che si presenta come furgonista. Ora, sinceramente, io conosco i camionisti, gli automobilisti ed ovviamente i motociclisti, ma chi cazzo sono i furgonisti? Così Zi ‘Ntonio, dopo un po’ se ne esce con una delle massime che rimarranno per sempre nella nostra memoria, si rivolge al furgonista e gli fa “mbè tra un camion e un furgone fatte na moto….Giorgio” che poi se si chiamasse veramente Giorgio sono solo dettagli. In ogni caso fare 20 ore di nave, da Civitavecchia a Barcellona, in pieno inverno, possono spaventare, se non altro per la noia, ma noi non ci siamo di certo annoiati, anzi ridendo e cazzeggiando arriviamo in orario a Barcellona. Sbarcati dalla nave, partiamo subito alla volta di Lleida, a circa 160 km da Barcellona dove passeremo la notte. Durante la strada inizia a farsi sentire il freddo, perché se a Barcellona c’era una temperatura mite, tipica della costa mediterranea, andando verso l’entroterra, l’inverno ristabilisce le sue regole. Arriviamo attorno alle 21 a Lleida, il tempo di dividerci nelle stanze già precedentemente prenotate dal Faina, a proposito un 10 e lode all’organizzazione di Nunzio, veramente nulla lasciato al caso. Mangiamo al piccolo ristorante dell’hotel ed andiamo a letto presto perché la mattina dopo ci attendo oltre 500 km al freddo. Inoltre vorremmo arrivare a Valladolid, prima che faccia buio per montare le tende ed accendere il fuoco. 

La mattina alle 8, siamo già tutti in moto, temperatura esterna -5°C, nebbia fitta, umidità peggio che a Ponte Milvio ed ancora buio, si perché la Spagna, pur avendo il nostro stesso orario ma essendo molto più ad ovest, gli orari di alba e tramonto sono diversi dai nostri. Partiamo, con l’aria gelida che ci si ghiaccia letteralmente addosso e sulle moto, sbagliando a qualche incrocio trovandoci a percorrere, nostro malgrado strade completamente imbiancate dal ghiaccio, ed un pezzo di sterrato, ovviamente ghiacciato, finalmente raggiungiamo un’autostrada. L’aria era talmente gelida ed umida, che mi si forma sulla visiera del casco uno strato di ghiaccio che non riesco a rimuovere e quindi percorro diversi chilometri, con la visiera completamente aperta perché totalmente ghiacciata fino a quando non ci fermiamo ad una stazione di servizio a bere una cosa calda. Fortunatamente durante questo tratto di strada, poco piacevole, mi è stato dietro il grande Mamba, che vedendo i miei eloquenti gesti mentre guidavo ed immaginando le mie imprecazioni non mi ha mollato fino a che non ho risolto il problema. Questo aspetto lo voglio sottolineare, perché come mi ha detto proprio Mamba, una delle cose più belle di questo viaggio è stata la solidarietà e la fratellanza, lo spirito di corpo (per chi ha fatto il Militare), che ci ha contraddistinto per tutto il tempo, perché questo mio piccolo disagio è stato nulla rispetto agli altri imprevisti, ben peggiori, che sono capitati e che, vi svelerò più avanti, però tutti insieme, tutti uniti e compatti abbiamo superato ogni avversità. 

Verso l’ora di pranzo, arriviamo dal mitico Pedro a Fuerta Nueva, del quale poi vi parlerò più avanti, anche se meriterebbe un capitolo a parte. Qui ci fermiamo a fare benzina e mangiare qualcosa, ma purtroppo inizia la prima “rogna” di questo viaggio: mentre eravamo fermi alla pompa di benzina, a causa di un problema di coordinamento tra Scricciolo che scendeva da Disem (il Transalp del Did che hanno rilevato il Presidente e Scricciolo per farlo rimanere in famiglia), ed il Presidente che stava tenendo la moto (adesso vai a capire chi dei due ha fatto la cazzata), fatto sta che la gamba di Max ha ceduto di schianto andando giù insieme a Disem (Scoordinati…mai nome fu più azzeccato per questo moto-club). La moto non si è fatta nulla ma la il Presidente si è strappato il muscolo gamba. Tra madonne varie (le sue) lo raccogliamo e lo accompagniamo dentro al caldo. Dopo aver mangiato qualcosa, purtroppo la gamba di Max non era in grado di mettersi alla guida quindi, fortunatamente c’era Zi ‘Ntonio che si è messo alla guida del Transalp, Scricciolo è salita dietro al Vice e Max? No non lo abbiamo lasciato lì con un lavoro di squadra non indifferente lo abbiamo caricato sulla moto del Faina ed ha proseguito tutto il viaggio come zavorrino.

Finalmente arriviamo al Pinguinos, una cosa spettacolare, non so neanche come spiegarlo, centinaia di moto e motocilisti, di tutte le età di tutti i tipi, da quelli brutti e cattivi con i custom ai fighetti con il GS da quelli con le super sportivone e la tuta di pelle a quelli… come noi, semplicemente Scoordinati. Gente da tutta Europa, forse la maggior parte erano spagnoli ma c’erano anche tante targhe di altre nazioni.

Rapidamente facciamo il check-in ed entriamo, troviamo giusto uno spiazzo a malapena sufficiente per mettere le nostre tende, anche perché Gianni aveva portato un tendone ribattezzato “Condominio la puzzola” dove dormiremo in sei. Montate le tende ed acceso il fuoco, appena in tempo prima che facesse buio, andiamo verso il centro nevralgico del Pinguinos, dove c’era un grande capannone con musica dal vivo fino a tarda notte e numerosi stand dove mangiare.

Passiamo parte della serata lì, in mezzo ad una marea di gente, molti altri infatti venivano solo la sera ma poi dormivano in albergo (tipo i giessisti) oppure gente del posto che veniva semplicemente a passare la serata. Dopo aver mangiato un panino con la carne di maiale cotta sullo spiedo dove c’era un maiale intero che girava, siamo tornati alle nostre tende, anche perché il fuoco non doveva spegnersi se non volevamo morire assiderati. Quindi ci mettiamo tutti intorno al fuoco a bere grappa, rum e qualcuno ad arrostire marshmallow, tipo Simone che ha praticamente campato 3 giorni a rum e marshmallow. Ad una certa ora andiamo a dormire, mentre la temperatura si abbassa di diversi gradi sotto lo zero, nel condominio la puzzola, siamo in sei divisi in tre camere: una Gianni e Zi ‘Ntonio, l’altra Mamba e Massò, l’ultima Max ed io. La notte, almeno per me non è un granché, sono stretto, fa freddo, Max e tutti gli altri russano come cinghiali, però va bene così se volevo il comfort andavo con i giessisti in albergo.

La mattina ci svegliamo di buonora, in realtà non era particolarmente presto ma in Spagna l’orario è un po’ sballato quindi anche le nove di mattina sembrano l’alba. Fortunatamente il Faina aveva portato la moca e stava già facendo il caffè, anche perché dopo la nottataccia ci voleva proprio. La giornata passa tra la sfilata della moto a Valladolid, dove approfittiamo anche per fare la spesa e la lotta selvaggia per accaparrarsi il bene più prezioso che c’è al Pinguinos, la legna (no la fregna dico proprio la legna per il fuoco). La sera, per prendere il piatto di coccio del Pinguinos, ci tocca mangiare in uno stand dove ci danno una strana brodaglia che tirano fuori da un bidone, insieme ad una birra analcolica (maledetti loro), in ogni caso, grazie all’esperienza di chi già era stato, avevamo previsto tutto, infatti la mattina a Valladolid, avevamo fatto scorta di salsicce da fare alla brace. Torniamo alle nostre tende dove qualche figlio di buona donna, ci aveva rubato la legna (magari mori oggi), fortunatamente ne avevamo presa abbastanza da riuscire a passare la nottata, poi qualche altro pezzo lo abbiamo rimediato all’interno di un gazebo lì vicino utilizzato da alcuni ragazzi del posto che venivano solo la sera. Passiamo la serata tra grosse risate, una salsiccia ed una birra, una grappa ed un rum e qualche sana presa per il culo. Andiamo a dormire, questa volta gioco d’anticipo, vado in tenda prima di tutti, così almeno mi addormento e inizio io a russare prima degli altri. La mattina dopo ci svegliamo ed iniziamo a smontare l’accampamento, ma alle 11 dovevamo stare al capannone perché avevamo saputo che ci avrebbero premiato.

Infatti ci chiamo sul palco, purtroppo per causa del covid non siamo potuti salire tutti, ma sono andati il Presidente, il Vice e Scricciolo a ritirare il premio e noi sotto a fare caciara come al solito. La cosa ovviamente ci ha fatto molto piacere, essere stati premiati come il motoclub proveniente da più lontano. Ritiriamo il premio, torniamo all’accampata per le foto di rito con il trofeo a forma di pinguino e finiamo di caricare le moto.

Caricate le moto ed il Presidente sulla moto di Faina, purtroppo al gamba ancora non gli permetteva di guidare, dopo circa 200km torniamo a Fuerta Nueva, dove passeremo la nottata nell’omonimo albergo-ristorante del leggendario Pedro. Pedro me ne aveva parlato talmente tanto Gianni che mi sembrava di conoscerlo da una vita. In realtà Pedro lo hanno conosciuto Gianni ed altri, ora non ricordo chi, quando andarono per la prima volta al Pinguinos, si fermarono in questo posto sperduto, in mezzo al nulla e Pedro, da buon motocilista, li accolse come amici. Da allora, ogni Pinguinos al quale si è partecipato, per Gianni questo era il quarto, non si torna a casa senza passare da Pedro. In effetti, è una persona eccezionale, ha aperto il suo albergo solo per noi, ci ha lasciato le chiavi, il bar a disposizione, a noi!!! Poi è tornato la sera per prepararci la cena, il tutto nel suo giorno di riposo, quando poteva starsene tranquillamente a casa con la famiglia, chiedendoci alla fine una cifra quasi simbolica.

Che dire grazie di cuore a Pedro, questo è lo spirito che contraddistingue i veri motocilisti nel mondo. Quindi, come detto, passiamo una bellissima serata presso il bar ed il ristorante dell’albergo, dove ci ritroviamo a parlare e a raccontarci le nostre emozioni “a caldo” (per modo di dire fuori era -7) sul Pinguinos. Ovviamente eravamo tutti galvanizzati da questa avventura, ma a fattor comune, la cosa che penso più di tutto, anche forse più del Pinguinos stesso, ci è piaciuta, è stata proprio la compagnia, lo stare bene insieme, l’unione e la complicità che si è creata, insomma è proprio vero che quello che conta non è la meta il viaggio.

Il giorno seguente ci aspettano circa 500km, ripartiamo con calma: facciamo colazione, carichiamo le moto, direzione Barcellona dove avevamo appuntamento per fare il tampone e poi salire sulla nave. Salutiamo Pedro e ci avviamo, quando il sole inizia a riscaldare un po’ di più l’aria gelida della mattina. Il viaggio tutto sommato, un po’ monotono scorre rapidamente e senza intoppi fino a 40 km da Barcellona, infatti, mentre eravamo sull’autostrada, quasi arrivati, per una volta addirittura in anticipo sulla tabella di marcia, ad un certo punto l’inimmaginabile. Mentre percorrevamo l’autostrada nella corsia centrale, Simone, che procedeva sulla sua Guzzi vt85, poco avanti a me, improvvisamente lo vedo lentamente ma inesorabilmente andare contro un camion che percorreva la corsia di destra, tento di richiamare la sua attenzione suonando il clacson della moto, ma purtroppo non faccio in tempo. Simone si schianta contro il camion, cadendo dalla moto ed attraversando la carreggiata andando contro il guard-rail insieme alla moto, passandomi davanti la ruota anteriore e miracolosamente riesco a schivarlo. Mi fermo sulla corsia di emergenza poco più avanti e torno indietro a piedi correndo, pensando al peggio, fortunatamente vedo Simone seduto sul guard-rail, con Massò di fianco che lo rincuora, tiro un sospiro di sollievo, Simone non si è fatto un graffio, nel frattempo vedo Linus che correva come un disperato sull’autostrada, gridando come un pazzo, chiedendo dove era finito quello che era caduto, a Linus ce l’hai davanti. Chiamiamo il resto del gruppo, che prontamente torna indietro ad aiutarci, nel frattempo arriva anche la Polizia, che blocca l’autostrada e ci aiuta a recuperare la moto di Simone. Mentre cercavamo di parlare con l’FMI per il carro attrezzi, ci rendiamo conto che forse la moto non è messa così male, che in fondo mancano solo 40 km e che facciamo prima noi a rimettere a posto la moto che aspettare una risposta dall’ FMI. Quindi, come ha detto Mamba, meglio del team della Parigi-Dakar, iniziamo a tirare fuori attrezzi, fascette, nastro adesivo, un piccolo compressore ed in pochi minuti, tra una madonna e l’altra la moto di Simone era di nuovo marciante. Arriviamo a Barcellona perfettamente in orario per il tampone, questa volta con il culo ancora più stretto di quando siamo partiti, perché se qui qualcuno di noi risultava positivo, ci toccava fare per davvero i Pirenei per tornare a casa. Tutti negativi, possiamo salire sulla nave.

Andiamo al porto ed iniziamo il viaggio di ritorno, altre 20 ore di nave ma che trascorrono in un mare di risate ed allegria. In genere quando si torna da un viaggio c’è sempre un po’ di malinconia e poca voglia di ridere e scherzare, noi invece siamo riusciti a tornare con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di divertirci e stare insieme di quando siamo partiti. 

Così si conclude la nostra avventura al Pinguinos, un’esperienza meravigliosa, fatta con gente meravigliosa, dove nonostante qualche avversità non ci siamo mai persi d’animo, ci siamo sempre sostenuti l’un l’altro, dove una soluzione si trova sempre, dove il problema di uno diventa il problema di tutti ed ognuno si mette a disposizione per trovare la soluzione. Come mi ha detto Mamba:”con questo gruppo ripartirei anche domani”, ed è proprio così con voi ripartirei anche domani per andare ovunque, perché, anche se so di ripetermi, quello che conta non è la meta ma il viaggio e ciò che rende magico un viaggio sono le persone con cui lo fai. 

Io viaggio con gli Scoordinati.