PASSO DEL MURAGLIONE – by Did748

Correva l’anno 1836, quando un gruppo di impavidi cavalieri e cavallerizze, decisero di affrontare un lungo e periglioso viaggio, nel Granducato di Toscana, al fine di apporre il regale sigillo del casato Scoordinato, in territorio ostile, come segno di riconoscimento della gloria e della presenza sul territorio straniero.

Gli impavidi si incontrarono in una calda mattina d’estate, in sella ai loro destrieri, blu, rossi, neri, bianchi, con tatuaggi colorati di multinazionali petrolifere, case produttrici di selle, zoccoli, briglie… racing. Dopo essersi rifocillati presso il rifugio ove erano soliti incontrarsi per dare inizio alle loro avventure, indossate le loro armature, cominciarono il viaggio. Passo, trotto, galoppo, soprattutto galoppo… E via, dietro la coraggiosa guida del Granduca Scoordinato Vittorini, per strade dapprima familiari, e rettilinee. Man mano che si usciva dai territori familiari ai nostri cavalieri, i destrieri cominciavano a sciogliersi, tanto da arrivare a 200kmh sui rettilinei ed a strusciare gli speroni curva dopo curva, lungo i sinuosi sentieri che si arrampicavano verso i territori di Amelia. 

Il caldo proprio di quella stagione, cominciò a provare i nostri cavalieri, che, verso l’ora di pranzo, nei pressi del borgo di Ficulle, trovarono un ristoro, ove rinfrescarsi e decidere un fresco loco ove poter empire le loro vuote pance e riposare le stanche membra. E fu in quell’ occasione che il cavaliere Superazzi, comunicò la necessità di trovare una stalla ove abbeverare il suo destriero, che ormai in riserva da svariate pieghe, procedeva in folle al fine di risparmiare energie. E fu così che il gruppo ripartì per fermarsi dopo 500 metri in una stalla attrezzata per una ricarica lampo dei destrieri.
Il gruppo degli impavidi si diresse poi verso il lago Trasimeno, ove tra calippi, pizze buone tipo quelle che si trovano ai “Ristrante Itagliano Bella Napoli, vera cucina Itaglina” di Amsterdam, si rifocillarono, sotto una brezza che toccò legare il Cavaliere Skleroide, al fine che il vento non lo portasse via… e trascorsero ore serene, spogliandosi delle loro armature, e pregustando il seguito dell’ avventura che li attendeva.

Ripartirono, senza sapere che li attendeva una lunga tratta, nei pressi del borgo di Arezzo, in cui il calore era tale da far salire le temperature dei liquidi di raffreddamento dei cavalli a tacche mai viste prima sui cruscotti, strade dritte e disseminate di velox, pronti a fotografare ogni infrazione al codice. Nel mezzo di questa valle d’inferno, i nostri eroi si fermarono in una nuova stalla. E fu li che dopo apprezzamenti da parte di qualcuno sulle qualità fisiche della benzinaia, tanto da fare un pensierino sull’ applicazione dello ius primae noctis, il Granduca Vittorini, svelò ai suoi fedeli compagni di viaggio, che li attendeva una sorpresa: altre 758458966 pieghe sul passo della calla, prima di raggiungere il Muraglione. E fu li che i cavalli nitririno di felicità, ed il gruppo si rimise in marcia, salutando la bella benzinaia tatuata.

E qui, stacca, piega, apri, stacca, piega, apri, stacca, piega, apri, stacca, piega, apri, stacca, piega, apri, stacca, piega, apri, stacca, piega, apri, FRENAAAAAAAA. Il cavallo di Skleroide, all’uscita da una curva, ha disarcionato il suo baldo cavaliere, gettandolo sull’ asfalto. L’armatura del valoroso resse l’urto, limitando gli esiti dell’ accadimento ad una contusione al ginocchio. I limitati danni fisici convinsero i valorosi a non chiamare un cerusico, e dopo aver rimesso a posto la staffa del cambio, ripartirono.
A 3 km dal passo del Muraglione il gruppo si divise, alcuni andarono alla locanda trovata su internet dal Granduca, altri andarono a perlustrare il territorio di conquista e ne approfittarono per farsi un bell’ aperitivo.

Da questo momento in poi si susseguirono vivande, brindisi a Tacchia a base di idromele del luogo, vivaande, brindisi, vivande, brindisi. E fu li, che uno dei cavalieri, quello zoppo, propose ai valorosi una gita in notturna sul passo. E partirono, partirono in 7, accesero tutti i loro faretti aggiuntivi, tanto che gli abitanti del luogo pensarono fosse la festa del Soccorso, ed arrivarono in cima, ove il vento soffiava tanto forte da temere che i cavalli potessero cadere dai loro cavalletti laterali. E fu li che scoprirono l’errore di progettazione del muro, che invece di frangere il vento, lo incanalava, e portarono così agli abitanti le luogo soluzione all’ epidemia di bronchiti che decimava i cavalli della regione. 

Ma l’atmosfera di felicità li faceva sorridere, e faceva dimenticare loro la stanchezza della giornata. Al ritorno alla locanda, dopo tentativi di accedere alla riserva di idromele nascosta sotto chiave, uno dei valorosi, il cavaliere Mimmo, decise che era doveroso postare un omaggio floreale al Granduca Vittorini ed alla sua compagna. Il cavaliere Mimmo, che durante la serata conquistò il cuore di una “Giovane” donzella ottomana, per poi romperlo poco dopo. Esso era in una stanza insieme al cavaliere Compare ed al cavaliere zoppo, le 3 scimmiette, che dopo aver proceduto alle operazioni necessarie prima del meritato riposo, in punta di piedi, senza creare disturbo alcuno, non riuscirono poi a dormire causa gli schiamazzi provenienti dalle altre sveglie e festose stanze.

La mattina vide alcuni dei valorosi esploratori notturni, precedentemente leoni, un bel po’ coglioni… Un cavaliere, il baldo Compare, decide il ritorno di buona mattina verso casa, prendendo l’autostrada, via più breve. Anche il coraggioso Skleroide, riuscendo a cambiare marce al suo destriero, si diresse verso casa, ma il resto del gruppo, arrivò, mostrando i propri vessilli, in cima al passo, ove ad attenderli vi erano cavalieri di altri casati, con cavalli di tutti i generi. E fu li che il Granduca Scoordinato, scortato dai suoi fedeli, appose effigie del real sigillo Scoordinato sul cartello del passo. Nessuno lo vide negli anni a seguire poiché era rosso e trasparente attaccato su un fondo marrone, ma questa è un’ altra storia. Da questo momento in poi, seguirono curve, curve, curve, nel casato del Chianti, curve ma anche credo 2 km di rettilineo, gli unici dell’ avventura, in cui la cavallerizza Pescio, portò sa sua splendida cavalla Terremotina, cavalla giapponese bianca e nera, a galoppare oltre i 200kmh. Pescio, proprio lei: avendo da poco cambiato la sua cavalla, la portò prima del viaggio a fare un tagliando da Superazzi. Ora, questo cavaliere nano, impartì a Pescio il consiglio di tenere la cavalla sempre su di giri, perché questo modello si guida così. 

Nulla da eccepire se non che la Pescio, seguendo alla lettera i consigli del nano, si è fatta 18 ore di cavallo a 12.000 giri, con scarico aperto, creando tanto rumore, che ancora nei borghi attraversati dai valorosi, gira una leggenda di un cavallo imbizzarrito che nel 1836 passò di li, rompendo le vetrate delle chiese con il suo nitrito, tanto che i paesani pensarono di essere vittima dell’ ira degli dei, e dedicarono a quella cavalla, ed alla sua pilota, statue di cui la Cassia oggi è disseminata. Si narra che vi siano anche reperti fotografici digitali di tale avventura, ma non ci è dato conoscere in quale archivio siano gelosamente custoditi.

Il ritorno proseguì bene, con i valorosi, felici della stupenda avventura passata insieme, e desiderosi della prossima avventura, che li vedesse ancora una volta felici a galoppare insieme verso mete sconosciute.

Documento rinvenuto negli archivi storici del Ducato di Toscana, autore sconosciuto.